Livello del Lago di Garda

Il fragile equilibrio dell'ecosistema lacustre del Lago di Garda

Il Lago di Garda, con una superficie di circa 370 km2 e i suoi 50 km cubi di acqua dolce, è la più grande riserva idrica d’Italia. La superficie del bacino imbrifero del Garda è di 2260 km2, area che va a creare un ecosistema complesso costituito da organismi viventi in grado di interagire tra loro ed adattarsi all’ambiente in cui vivono.

 

Le acque del Lago: temperatura, inquinamento e microplastiche

L’ecosistema lacustre ha vissuto e sta vivendo molti cambiamenti e il suo equilibrio è messo a dura prova da diversi fattori e cause. Negli ultimi trent’anni le acque del lago hanno subito un aumento di temperatura di 1,5°C a causa del cambiamento climatico. A questo si aggiunge l’inquinamento che interessa il lago dagli anni ‘50 e che sta peggiorando la qualità dell’acqua. Come emerso dal rapporto della Goletta Verde 2022, il lago di Garda subisce ancora gli attacchi degli scarichi fognari selvaggi, con numerosi casi di inquinamento da colibatteri: su un totale di 13 punti di rilevazione, tutti sulle sponde bresciana e veronese del lago di Garda, ben 5 località sono risultati inquinate, di cui 3 “fortemente”. La situazione sembra comunque essere migliore rispetto agli anni precedenti.
Inoltre, nel 2019, è stata rilevata una media pari a 131.619 particelle di origine plastica per km2. Microparticelle sono state trovate anche in profondità, con un campionamento in colonna d’acqua grazie al quale è stato rilevato un dato medio di 0,49 particelle per metro cubo di acqua filtrata.

 

Macrofite e canneti in diminuzione

L’inquinamento delle acque lacustre è senza dubbio uno dei fattori di impoverimento delle specie autoctone del Lago di Garda. Questo impoverimento riguarda sia le specie animali, come il carpione e l’alborella, endemismi del Garda fortemente a rischio di estinzione, sia le specie vegetali, in particolare macrofite e canneti. Le macrofite acquatiche sono un gruppo formato da numerose specie vegetali e piante acquatiche visibili e sono alla base delle reti alimentari e del funzionamento ecologico degli ambienti acquatici. Insieme alle macrofite, anche i canneti sono bioindicatori importanti per il lago che hanno un ruolo fondamentale nel mantenimento degli equilibri ecologici, poiché fungono da depuratore naturale delle acque, sono un habitat vitale per numerose specie di uccelli migratori, svernanti e stanziali e permettono l’incubazione per numerose specie ittiche ed invertebrati.

 

L’insediamento di specie alloctone

Le specie autoctone del Lago sono tuttavia minacciate anche dall’introduzione e l’insediamento di specie alloctone, come la Trachemys scripta e la Pelodiscus sinensis, tartarughe “aliene” che non hanno predatori naturali, si cibano di alborelle, piccole carpe, e invertebrati e che quindi si sono adattate al nostro ambiente. Nel 2017 Francesca Ciutti della Fondazione Mach e Cristina Cappelletti hanno aggiornato la revisione della letteratura scientifica sulla presenza di specie alloctone nel Garda. È emersa la presenza di 15 specie di invertebrati, 23 specie di pesci, 4 di alghe, tra macrofite e macroalghe, per un totale di 42 specie aliene, che rendono il Lago di Garda un “hotspot di specie non indigene”.

 

Turismo: opportunità o minaccia?

Infine, è bene spendere due righe anche sulla questione del turismo e della pressione antropica esercitata sul lago e sui territori circostanti. Al 2020, la zona compresa fra i comuni di Peschiera e Garda ha un consumo di suolo fra il 20 e il 40% e questo indica una perdita non solo di suolo naturale ma anche agricolo a favore della costruzione di edifici, strade e altre infrastrutture. Altre problematiche legate all’aumento di flussi turistici ed escursionistici sul Lago sono il traffico e il relativo inquinamento causato dagli spostamenti in auto dei visitatori e residenti, su strade che costantemente sono coinvolte da rallentamenti e code. A questo si aggiunge l’inquinamento causato dalle barche a motore, che ormai affollano il lago e che sono sempre più spesso causa di numerosi incidenti, dovuti anche a controlli insufficienti al cospetto delle centinaia di barche che prendono d’assalto il Benaco.