No al ridimensionamento del Parco della Lessinia

Qualcuno vuole togliere, al Parco Naturale Regionale della Lessinia, il 20% del suo territorio (Progetto di legge regionale n.45/2019) ma molti non sono d’accordo come, per esempio, le associazioni che hanno sottoscritto il documento che potete scaricare qui:
Lettera Associazioni contro i tagli al Parco della Lessinia

Pubblichiamo il testo della lettera inviata agli organi di stampa in cui Michele dall’O, presidente del WWF Veronese, prende posizione in merito ad alcune dichiarazioni apparse sui giornali nei giorni scorsi.


Agli organi di stampa

La risposta piccata del consigliere regionale Valdegamberi alla lettera di 72 associazioni, tra le quali il WWF Veronese è onorato di farvi parte, mette in evidenza nervi scoperti che rivelano la pochezza delle “argomentazioni” pro riduzione (20%) del Parco della Lessinia.
La principale delle quali è la bel nota pretesa del “paroni a casa nostra”. Ricordiamo ai Veronesi che fin dalla sua nascita il Parco è stato sempre governato dagli amministratori della Lessinia, tra i quali i signori Cona, Marcolini, Melotti, Garra, Pigozzi e adesso Campostrini; lo stesso Valdegamberi, a metà degli anni 2000, è stato Assessore Regionale con delega ai parchi e aree protette!
Vorrei tra l’altro precisare che la richiesta di riduzione dei confini, oltre che da Valdegamberi, è firmata anche da Montagnoli e Corsi, il primo di Oppeano e il secondo di Montorio. Proprio due lessinici DOC!
Ma terrei soprattutto a dire che il Parco della Lessinia, per definizione, è “naturale”. Cioè è stato istituito per conservare e difendere specie biologiche particolarmente degne di protezione. Ricordiamo bene lo stato di desolazione boschivo e faunistico delle montagne, non solo nostrane, ereditato dal passato. Poi il recente abbandono dell’uomo delle terre alte ha favorito la naturale espansione dei boschi che hanno accolto specie estinte localmente e poi reintrodotte nel corso degli anni come gli ungulati.
Ricordiamo un episodio emblematico risalente agli anni ’70 e riportato sul numero 1 del 1978 dei Quaderni Culturali “Lessinia Ieri Oggi e Domani”. Allora facevano capolino le prime famiglie di cervi in espansione dal vicino Trentino. Nemmeno il tempo di mettere le corna in Vaio dell’Anguilla, che i poveri cornuti furono immediatamente abbattuti.
Con il Parco non sarebbe successo.
Il Parco ha permesso il ripopolamento dei Monti Lessini di alberi, cervi, camosci, caprioli, marmotte, aquile che erano stati azzerati nei secoli precedenti con la caccia e con il taglio sistematico delle faggete.
Il Parco significa protezione di svariati endemismi (cioè specie che si trovano solo in ristrette aree), tutela di foreste demaniali e non (Dolcè, Giazza e Folignani), ZSC e ZPS della Rete Natura 2000 della UE. Da 7 anni è riapparso poi il lupo, che è un elemento di grande ricchezza ecosistemica, ma al contempo un grosso problema per l’allevamento e come tale va trattato.
Se poi, maldestre operazioni di re-immissione (e mi riferisco ai cinghiali) hanno causato disequilibri, la nostra associazione non è contraria a ridiscutere, tramite opportune VAS, il Piano di gestione del Parco, ormai vecchio di quasi 30 anni.
Ma oltre a ciò, il Parco ha portato in Lessinia un gran numero di piccoli e grandi finanziamenti per i proprietari di malghe e pascoli, per gli allevatori, per i cavatori, per l’istituzione di musei, di scuole e di strutture pubbliche.
Il Parco ha permesso il recupero di contrade e malghe, grazie anche a finanziamenti a fondo perduto che negli anni ’90 hanno consentito ai proprietari di ristrutturare baiti e casare, elementi altrimenti destinati per la gran parte all’abbandono e al degrado.
Stia pur tranquillo Valdegamberi che noi non siamo la stampella di alcun partito. La nostra Associazione ha alzato la voce quando la stessa formazione politica che cita ha tentato di modificare la Legge 394 del 1991, che ci risulta essere ancora in vigore e per la quale le aree contigue (art.32) sono zone cuscinetto (buffer zone) da posizionare all’esterno dell’area parco con una funzione di filtro e di tampone. Questi territori “comprendono aree di significativo interesse naturalistico, zone periferiche o protette da strumenti di tutela meno vincolanti rispetto a quelli in vigore nelle Aree a Riserva Speciale”. Montagnoli, Corsi e Valdegamberi fanno l’operazione inversa: declassano ad aree contigue porzioni di territorio che attualmente fanno parte del Parco a tutti gli effetti.
Noi da 50 anni ci battiamo per le piante e gli animali, ci battiamo per la biodiversità drammaticamente minacciata in questa epoca di cambiamenti climatici. In cui tutti a parole si riempiono la bocca di belle intenzioni. Mentre l’amara realtà del Veneto è che ha solo il 5% di superficie protetta da parchi e riserve, meno della metà della media nazionale. E invece di aumentare tale percentuale, si vuole diminuirla, eliminando dal Parco i vaj, formidabili corridoi tra la montagna e la pianura e forse tra i luoghi più significativi della Lessinia per la conservazione biosistemica delle diverse specie.


Michele Dall’O’
Presidente dell’Associazione WWF Veronese